I°
LA TRADIZIONE DEL SAPONE FATTO IN CASA
Quella profumata saponetta che regnava sovrana sui lavelli delle nostre nonne e delle nostre mamme non si vede più...ma dov'è finita?
Eppure da piccola ricordo che mia madre sceglieva "la saponetta" come io scelgo il sapone liquido oggi...anche se, a differenza di mia madre, spesso ho fatto le mie scelte sul "contenitore che si intonava con i colori del bagno - il dispenser ricaricabile da poterci travasare i saponi liquidi più economici del pianeta - scegliendo il profumo che mi ispirava di più" mai, e dico mai, ho tenuto conto di quello che usavo e dove sarebbe finito, purtroppo.
La mia convinzione ad usare "la saponetta liquida" iniziò dal fatto che il sapone in quel formato sarebbe stato più igienico. Non la toccano tutti, non sbava sul portasapone e sul lavello, non vedo più gli aloni grigi dello sporco che lascia sempre qualcuno....e convinta di tutto ciò non ho mai tenuto conto di quello che usavo e dove sarebbe andato a finire, senza biodegradarsi completamente.
"Questo è il pentolone dove tua nonna bolliva il sapone" disse mia madre mentre rovistavamo in soffitta, togliendomi una vecchia e annerita pentola dalle mani. Profumava ancora di qualcosa, di sapone, forse sentivo aromi e profumi, dopo tanti anni la storia e la tradizione del sapone fatto in casa era li davanti ai miei occhi, vedevo l'immagine sorridente di mia nonna e mille pensieri che mi frullarano per la testa.
Il sapone fatto in casa era economico e non veniva usato solo per lavare i panni, si facevano anche panetti per lavare il corpo tipo "sapone da bagno e capelli" e a sentire chi l'ha usato, riusciva benissimo nell'intento a lavare in modo naturale e semplice.
Pensando che fosse difficile bollire e sobbollire grassi e sostanze caustiche ho fatto passare alcuni mesi prima di decidermi a fare il primo sapone. Non sono un'esperta saponificatrice, anche se spero di diventarlo prima o poi, ma ho tutta la buona volontà di usare materie prime che in primis fanno bene alla mia pelle e non danneggiano il futuro della mia terra. La tradizione unita alla soddisfazione di produrre il sapone in casa "fatto con le mie mani" è una vera poesia.....vuoi mettere l'emozione di attendere che solidifichi e stagioni per poi usarlo la prima volta, avvolgendosi di morbida schiuma profumata di pulito, invece di premere l'erogatore del liquido "chissàcosacedentro"?
Eppure da piccola ricordo che mia madre sceglieva "la saponetta" come io scelgo il sapone liquido oggi...anche se, a differenza di mia madre, spesso ho fatto le mie scelte sul "contenitore che si intonava con i colori del bagno - il dispenser ricaricabile da poterci travasare i saponi liquidi più economici del pianeta - scegliendo il profumo che mi ispirava di più" mai, e dico mai, ho tenuto conto di quello che usavo e dove sarebbe finito, purtroppo.
La mia convinzione ad usare "la saponetta liquida" iniziò dal fatto che il sapone in quel formato sarebbe stato più igienico. Non la toccano tutti, non sbava sul portasapone e sul lavello, non vedo più gli aloni grigi dello sporco che lascia sempre qualcuno....e convinta di tutto ciò non ho mai tenuto conto di quello che usavo e dove sarebbe andato a finire, senza biodegradarsi completamente.
"Questo è il pentolone dove tua nonna bolliva il sapone" disse mia madre mentre rovistavamo in soffitta, togliendomi una vecchia e annerita pentola dalle mani. Profumava ancora di qualcosa, di sapone, forse sentivo aromi e profumi, dopo tanti anni la storia e la tradizione del sapone fatto in casa era li davanti ai miei occhi, vedevo l'immagine sorridente di mia nonna e mille pensieri che mi frullarano per la testa.
Il sapone fatto in casa era economico e non veniva usato solo per lavare i panni, si facevano anche panetti per lavare il corpo tipo "sapone da bagno e capelli" e a sentire chi l'ha usato, riusciva benissimo nell'intento a lavare in modo naturale e semplice.
Pensando che fosse difficile bollire e sobbollire grassi e sostanze caustiche ho fatto passare alcuni mesi prima di decidermi a fare il primo sapone. Non sono un'esperta saponificatrice, anche se spero di diventarlo prima o poi, ma ho tutta la buona volontà di usare materie prime che in primis fanno bene alla mia pelle e non danneggiano il futuro della mia terra. La tradizione unita alla soddisfazione di produrre il sapone in casa "fatto con le mie mani" è una vera poesia.....vuoi mettere l'emozione di attendere che solidifichi e stagioni per poi usarlo la prima volta, avvolgendosi di morbida schiuma profumata di pulito, invece di premere l'erogatore del liquido "chissàcosacedentro"?
II°
LA PASSIONE PER I COSMETICI NATURALI
Ad un certo punto della vita, quando ti trovi inevitabilmente a percorrere la fase pensante, inizi a formularti mille domande, di quelle che, dieci anni prima, non ti sarebbero passate neppure per l'anticamera del cervello. Arriva per tutti il tempo delle domande, così come arriva il tempo delle mele, a volte in quel tempo ci sei dentro inconsapevolmente, ma ci sei, e quando arriva è ora di darsi o cercare risposte sostenibili.
Andare in ufficio con gli occhi rossi e le palpebre gonfie, dopo aver dormito serenamente otto ore, non era per me motivo di vanto. Non ci avrebbe creduto nessuno se avessi raccontato la storia di aver passato la notte per i locali di Roma, bevuto come una spugna e in compagnia fino all'alba con il cugino di Rocco S. Mi bruciavano gli occhi, punto e basta. Non sono allergica a nulla, non ho nessuna intolleranza, eppure ogni tanto avevo la pelle irritata e le labbra secche. Che mi sta succedendo? Sarà scaduta la garanzia del primo trentennio?
La prima cosa che feci fu acquistare due creme anallergiche per la cura del viso da un'azienda italiana che produce prodotti naturali con le proprie risorse. Crema viso e contorno occhi alla rosa mosqueta e per completare il tutto olio di argan per la sera. Ma il problema era sempre li, davanti allo specchio...la mia pelle rifiutava categoricamente gli estranei che la invadevano. Nuovamente orientata a trovare una soluzione acquistai in un sito on line altre due creme e questa volta senza coloranti e profumazioni aggiunte...finalmente, era proprio quello che cercavo. Ma nel giro di due giorni capii di non avere ancora risolto il problema, era troppo densa, lasciava una scia bianca da maschera Geisha e dovevo svegliarmi mezz'ora prima per spalmarla e farla assorbire per bene...no e no....così non va.....era ora di farmi la domanda giusta: Cosa c'è dentro a queste creme che io non sò?
Purtroppo di cose ce ne sono tante, alcune utili soltanto per la commercializzazione del prodotto, altre inutili che stanno li solo per far massa, altre ancora servono solo per dare una nota di "poesia" perchè se ne vede solo l'ombra. Ricordando oggi quel periodo sorrido, mi vedo ancora quando cercavo ovunque gli INCI dei prodotti cosmetici e mi scervellavo a capire cosa, come e perchè. Sorrido meno se invece ripenso a quanti soldi ho speso per cose che non sono servite a nulla....ma che saggiamente la mia pelle rifiutava ribellandosi. L'estate scorsa passai un paio di settimane a cercare nei maggiori siti italiani, francesi e tedeschi, qualsiasi cosa avesse potuto illuminarmi e aiutarmi ad autoprodurre una crema personalizzata. Ho talmente perseverato che alla fine della mia ricerca trovai un chimico tedesco cosmetologo che spiegava con tanta semplicità anche le cose più impensate fino ad allora. Mi si aprì un mondo tutto nuovo. Scoprii come fare in casa una crema e da quel giorno non ho più smesso. Il punto di partenza fu capire determinate formule chimiche, le basi dell'emulsione, la combinazione tra i vari eccipienti e il metodo più eco-bio per produrre e conservare i miei manufatti.
Finalmente la grande soddisfazione! Avevo fatto la mia prima crema, ma cosa più importante avevo trovato la risposta giusta. Una crema che mi calzava a pennello come un guanto cucito su misura, era viva di principi attivi per la pelle e non mi procurava reazioni sulle palpebre o la tipica secchezza cutanea da irritazione.
Non è difficile autoprodurre cosmetici, ma non è neppure facile, con un pizzico di passione e motivati a creare "spignattando" tra i vari ingredienti si può fare tutto: dalla crema per il viso, il contorno occhi, il corpo, bagnoschiuma, shampoo, rossetti, fondotinta, ombretti, profumi, deodoranti.....e quant'altro, tutto naturale, tutto personalizzato in base alle proprie esigenze, tutto che costa poco (solo il minimo indispensabile per le materie prime) e per chiudere in bellezza che non "irrita" ne il nostro organismo ne il nostro pianeta.
III°
SIAMO E DIVENTIAMO QUEL CHE BEVIAMO E MANGIAMO
Sarebbe un controsenso autoprodurre saponi, farsi cosmetici ecobio, usare l'aromoterapia etc... se poi non pensiamo al benessere interiore. La nostra alimentazione composta da acqua e cibi solidi sono la chiave del benessere fisico e spesso, anzi più di quanto si creda, viene sottovalutata. Non vi nego che sono stata anch'io trasportata dal consumismo alimentare e se mi guardo allo specchio si nota benissimo dove sono finiti gli eccessi di scorie in sovrappiù che non avrei dovuto ingerire. Non è facile cambiare le abitudini di una vita ma non è neppure impossibile trasformarsi in esseri consapevoli di ciò che abbiamo fatto e di ciò che faremo. Capovolgendo drasticamente i comportamenti abituali ho iniziato a vedere le cose in modo diverso prendendo coscienza che dovevo, sì dovevo per me stessa, autoprodurre il mio benessere.
I cibi raffinati e trasformati facevano da sovrani nella mia dispensa, insieme alle loro incognite di cosa contengono e cosa depositano nell'organismo.
Davo per scontato il pallido bicchiere d'acqua sulla tavola apparecchiata, senza tener conto di quanta sporcizia inquinante bevevo allegramente tra un pasto e un fuori pasto, sottovalutavo "che siamo e diventiamo quel che beviamo e mangiamo".
Aria, acqua e cibo...tre elementi indispensabili per la nostra sopravvivenza.
L'acqua, in barba a quel che mi arriva nel rubinetto, la purifico rendendola oligominerale (cioè a basso contenuto di sostanze minerali e quant'altro essa contenga) utilizzando un sistema ad osmosi inversa elimino tutte le particelle in sospensione, il cloro, gli inquinanti e i veleni. Con una conducibilità bassa e un altrettanto residuo fisso basso, ho acqua non depositante che depura l'organismo, insomma faccio fare il suo vero lavoro all'acqua.
Con rimedi naturale riequilibrio l'organismo dai depositi accumulati in questi anni e prevengo i futuri insediamenti, ahimè per alcuni casi inevitabili, ma in ogni modo io ci sono e sono pronta con gli antidoti giusti.
Cibo più naturale e meno raffinato sono il cappello di questa piramide in crescita nella mia vita che spero sia in qualche modo di aiuto a chi vuole rendersi conto e modificare il suo abituale stato di benessere psico-fisico perchè non è solo un detto "mente sana in corpo sano", è uno stile di vita mirato e consapevole che se stiamo bene dentro stiamo bene anche fuori, con noi stessi e con gli altri.
IV°
NEL BAULE DEI RICORDI.....IL FILO MAGICO DELLA NONNA!!
Lei era li, seduta sotto il pergolato, puntuale dopo pranzo prendeva il filo magico tra le mani e in compagnia del canto delle cicale iniziava ad intrecciare nodi d'amore. Io sgattaiolavo dal letto e mi sedevo sul divano in pelle verde per osservare il sorriso di nonna Annina e il filo magico tra le sue dita.
Ho ancora il telaio in cantina, a volte tesseva lenzuola e asciugamani di lino, erano rigidi e forse poco confortevoli ma non avevano rivali con la fragile biancheria dei nostri tempi. I ricami traforati e i bordi all'uncinetto, trasformavano la semplice tela in capolavori d'arte, piccoli tesori, orgoglio per chi li possedeva e per chi li aveva creati.
A pensarci bene le mie nonne erano due grandi appassionate del fai da te, a parte il fatto che a quei tempi molte donne si dedicavano più facilmente all'autoproduzione. Ma loro erano due fantasiose artiste, ed io, fortunata ereditiera di tali arti, ho proseguito a coltivarne le passioni.
Le due meravigliose donne si uniscono come d'incanto: il sapone e l'uncinetto, incontrano uno strano abbinamento.......ma prima o poi tutto ha un senso. Ed ecco che tra i miei pensieri nascono delle piccole spugne di cotone che sostituiranno quelle sintetiche del mio bagno. E per togliere il trucco farò dei piccoli dischetti da riutilizzare senza sprechi.
La mia sarà diventata una forma di resistenza domestica?
Forse, ma prendo in mano l'uncinetto e con il filo intreccio qualcosa che non andrà più perso.
Nel baule non ho trovato solo ricordi, c'era anche il filo magico della nonna, quello che lei stringeva tra le dita mentre attraversava il dedalo della vita.
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